#COP27 Entro i prossimi 15 anni circa 800mila marittimi avranno bisogno di nuove competenze legate all’adozione di carburanti alternativi. La decarbonizzazione dello shipping passerà anche dal mondo della formazione. IMAT è già pronta a raccogliere la sfida.
La decarbonizzazione del settore marittimo non potrà fare a meno di equipaggi opportunamente formati per affrontare al meglio la sfida della transizione energetica. È quanto messo in evidenza da un nuovo piano d’azione lanciato da organizzazioni internazionali, armatori e sindacati nell’ambito della COP27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Sharm El Sheikh in Egitto.
Alla base dell’iniziativa c’è la ricerca “Insight into Seafarer Training and Skill Needed to support a decarbonized Shipping Industry”, commissionata dal Maritime Just Transition Task Force Secretariat alla società di consulenza DNV, in base alla quale saranno circa 800mila i marittimi che avranno bisogno di una formazione aggiuntiva entro la metà degli anni ’30 a causa dell’entrata in servizio di navi alimentate con carburanti alternativi rispetto al fuel marino.
Attualmente, rappresentando il 3% delle emissioni globali, il trasporto marittimo deve passare dai carburanti convenzionali a carburanti e tecnologie alternativi a basse e zero emissioni di carbonio per raggiungere l’obiettivo mondiale di mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C o meno entro il 2050.
Il documento propone una serie di azioni, indirizzi e suggerimenti nei confronti dei vari soggetti istituzionali coinvolti, a vario titolo, nell’industria dello shipping. Compresa la messa a punto di una infrastruttura di formazione adeguata ad affrontare l’emergere e lo sviluppo delle competenze relative alle nuove tecnologie di propulsione, a cominciare dal GNL.
Sotto questo aspetto IMAT è già perfettamente allineata con la strategia suggerita dal piano d’azione. Il centro fin dall’ottobre del 2019 è stato autorizzato alla somministrazione di corsi di formazione ed addestramento per il personale marittimo in servizio su navi soggette al Codice IGF (International Code of safety for shipsusinggases or other low flah-point fuels), lo standard internazionale che indica
gli indirizzi obbligatori per la disposizione, l’installazione, il controllo e il monitoraggio di macchinari, attrezzature e sistemi che utilizzano combustibile a basso punto di infiammabilità per ridurre al minimo il rischio per la nave, il suo equipaggio e l’ambiente, tenendo conto della natura dei carburanti coinvolti.
«Il GNL si avvia a diventare sul breve e medio periodo una delle principali forme di propulsione per l’industria dello shipping,» spiega l’Amministratore unico di IMAT, Erminia Della Monica. «Il suo sviluppo crescente ha fatto emergere l’esigenza di una preparazione specifica per gli equipaggi, chiamati a confrontarsi con tutti gli aspetti operativi legati all’applicazione di questa nuova soluzione tecnologica».
Il particolare iter di certificazione IGF Code prevede tre aree specifiche di conoscenze, addestramento e test: teorico-concettuali, tecnico-pratiche, simulazioni, con esercitazioni ad hoc. Quest’ultimo punto, nello specifico, è stato accuratamente approfondito attraverso l’implementazione dei software di supporto, secondo le specifiche dettate dal ministero.
«I nostri corsi, come suggerito dalla stessa ricerca di DNV, puntano a dotare il marittimo delle competenze previste in materia ma anche a fornire un ventaglio di conoscenze ulteriori che permettano di interpretare al meglio i cambiamenti del contesto operativo complessivo,» conclude Della Monica. «Il team di IMAT monitora meticolosamente gli input che arrivano dal quadro normativo internazionale per interpretare al meglio l’evoluzione dello shipping. L’obiettivo è di farci trovare pronti, anche nel contesto relativo ai futuri carburanti».