Barriere di Genere nel Settore Marittimo, ma Crescono Opportunità e Consapevolezza. L’esempio di IMAT
Intervista ad Erminia Della Monica Amm. Unico di IMAT
La prima indagine internazionale condotta dall’IMO sull’occupazione femminile nel settore marittimo risale solo al 2021. Condotta con cadenza triennale, conferma la sostanziale permeabilità di un mondo tradizionalmente portato a declinarsi al maschile: le donne rappresentano poco meno del 2% dei marittimi in tutto il mondo.
Le barriere all’ingresso nella carriera marittima, soprattutto nei ruoli apicali, sono ancora tante ma comincia ad aprirsi qualche spiraglio. Le opportunità, complice una rivoluzione tecnologica che sta mutando le caratteristiche operative del mestiere, stanno crescendo in modo esponenziale. E cresce, soprattutto, la consapevolezza e gli sforzi per abbattere discriminazioni e stereotipi. Le donne protagoniste della “blue economy” fanno rete e sono decise incidere sulla situazione. Un’onda rosa che vede tra le protagoniste anche Erminia Della Monica, amministratrice unica di IMAT, esempio più unico che raro di una professionista ai vertici di un settore – quello della formazione – che di fatto rappresenta la porta d’ingresso ai mestieri del mare.
Dal suo particolare asservatorio quali cambiamenti ha registrato negli ultimi anni?
Ad oggi ci attestiamo su una percentuale di partecipazione femminile ai nostri corsi di circa il 20%. Rispetto ai dati di riferimento che emergono dalle survey dell’IMO è un risultato importante, considerato che è frutto di una crescita costante. C’è una consapevolezza maggiore delle opportunità di carriera che può offrire il mare ma anche, e qui forse sta l’elemento più interessante, un passo avanti sotto l’aspetto culturale delle compagnie armatrici: c’è una fiducia maggiore nelle attitudini e nelle competenze che le donne possono portare a questo tipo di attività.
A cosa è dovuta questa inversione di tendenza?
Gli aspetti operativi stanno cambiando a causa delle trasformazioni tecnologiche. L’ambiente a bordo sta diventando più accessibile e richiede doti di determinazione, adattabilità, capacità di sviluppare rapporti interpersonali che di certo non difettano alle donne. Questo influisce anche sulla scelta dei ruoli. L’ambizione crescente è quella di diventare ufficiali o, comunque, assumere incarichi di responsabilità. I segnali sono incoraggianti ma c’è ancora molto da fare.
In che modo si può favorire una maggiore partecipazione femminile al settore?
Bisogna lavorare ad una generale crescita di consapevolezza della questione. In un universo che si è sempre concepito al maschile associazioni come Wista Italia stanno portando avanti da circa trent’anni iniziative che vanno in questa direzione. Si è sviluppato un network al femminile che attraverso collaborazioni con altre realtà associative come la Federazione del Mare è impegnato a promuovere un futuro marittimo più giusto ed innovativo. Proprio recentemente Wista Italy è stata ospite a Montecitorio, dove è stato presentato il libro “Donne sul ponte di comando”, un’opera che celebra il contributo delle donne nel settore marittimo e la loro crescente presenza nei ruoli di leadership.
Cosa è emerso dall’incontro?
Intanto la conferma che nonostante i segnali positivi c’è molto da fare. Considerando l’intero cluster dei trasporti e logistica emerge una presenza femminile ancora risibile: 2% nel mondo marittimo, 13% in quello logistico, mentre nei porti le donne sono il 6% degli art.16 (servizi e operazioni portuali), l’1,7% degli art. 17 (lavoro temporaneo) e l’8% degli art. 18 (terminalisti). Arrivano al 47% nelle autorità portuali ma non accedono alla Governance perché in 30 anni di riforma portuale abbiamo avuto solo un 2% di presidenti donna e un 10% di segretari. Allo stesso tempo è stata un’occasione positiva per evidenziare come la scarsa occupazione femminile rappresenti una questione più generale per il futuro del sistema-paese. Come ha avuto modo di sottolineare la presidente di Wista Italy, Costanza Musso, vari studi dimostrano che la presenza femminile nelle posizioni apicali migliora i risultati economici e la tenuta delle organizzazioni. Allora bisogna eliminare gli ostacoli per favorire questo trend. Partendo, ad esempio, da un’opera di sensibilizzazione fin dalle scuiole medie.
Quali aspetti l’hanno colpita maggiormente dell’esperienza in Wista Italy?
Senza dubbio la possibilità di mettere a confronto e condividere esperienze, competenze e passioni. Ho avuto modo di far conoscere meglio un’attività altamente specializzata come la formazione marittima. Il suo valore per l’accrescimento e la valorizzazione delle competenze professionali in un mercato del lavoro che si fa sempre più competitivo. Allo stesso tempo ho arricchito il mio bagaglio di conoscenze provenienti da altri ambiti della blue economy. Uno scambio virtuoso che può solo migliorarci vicendevolmente.
Un consiglio alle giovani interessate al lavoro marittimo…
Mi è già capitato di sottolinearlo in altre occasioni. Il consiglio è di provare: cercare di capire se questo mondo possa appassionarle. Le opportunità sono molteplici e se si ha voglia di sperimentare si possono ottenere grandi soddisfazioni.