Il Centro di Castel Volturno affronta le sfide del futuro con un CDA rinnovato. A colloquio con la nuova Presidente, tra continuità operativa e apertura all’innovazione
Il cuore operativo di IMAT è donna. E da pochi mesi anche il suo vertice. Erminia Della Monica ha da sempre giocato un ruolo centrale nell’organizzazione del maggior Centro di formazione per marittimi in Italia. Testimone e figura attiva, fin dalla nascita dell’Academy, di una realtà sempre in evoluzione. Tesa continuamente ad allineare la sua offerta di servizi alle esigenze di un settore come lo shipping sempre più complesso e professionalizzato. Da nuova presidente del Consiglio di Amministrazione sta mettendo a disposizione il suo bagaglio di competenze e passione per accompagnare IMAT nella nuova stagione del post-pandemia. In un contesto alle prese con profondi processi di cambiamento che nel medio termine impatteranno anche in un settore di nicchia ma fortemente specializzato come la formazione della gente di mare.
Quanto sarà utile la sua esperienza pregressa nell’affrontare le nuove sfide?
Il contatto diretto con compagnie armatrici, ministeri, Comando Generale delle Capitanerie di porto ha rappresentato una scuola importante nell’affrontare la quotidianità delle questioni più propriamente operative. Occuparsi a tempo pieno dell’organizzazione didattica, della pianificazione dei corsi con le compagini armatoriali, del dialogo continuo con l’autorità marittima permette di avere un quadro d’insieme della complessità del nostro settore. È un’esperienza sul campo che metterò a disposizione degli obiettivi di crescita che ci siamo prefissati. Continuando a perseguire la nostra peculiare filosofia aziendale.
Quale?
Interpretare il cambiamento, muovendoci in anticipo. Il nostro team monitora accuratamente le nuove direttive promulgate in ambito IMO traducendo in offerta formativa gli input che arrivano dal quadro internazionale. Gli obblighi normativi seguono l’evoluzione dell’industria dello shipping che è diventata sempre più sostenuta. Prima del recepimento nella legislazione italiana cerchiamo di farci trovare già pronti. L’esempio tipico è rappresentato dal Polar Code. Abbiamo chiuso il contratto per il simulatore necessario per questo tipo di attività bruciando i tempi. Questo ci ha permesso di ottenere un vantaggio competitivo. Lo stesso cui punteremo nell’adeguamento della nostra offerta al prossimo cambiamento.
È difficile confrontarsi con un mondo, quello marittimo, a trazione maschile?
Non più di tanto. Nell’approccio professionale contano la competenza, la passione per le cose ben fatte, la trasparenza. E non sono prerogative di genere. Certo la presenza femminile, specie a livello manageriale, deve fare ancora strada in questo settore. Qualcosa, invece, si sta muovendo a livello di composizione degli equipaggi. Nel corso di questi anni, ad ogni modo, ho potuto registrare un maggiore coinvolgimento anche nei corsi che teniamo. Segno di un cambiamento di sensibilità nei confronti dei mestieri del mare.
Gli obiettivi per il futuro?
Sono convinta che ripartiremo più forti di prima. La pandemia, con le indiscutibili difficoltà che ha riservato sotto l’aspetto personale e professionale, sarà il nuovo punto di partenza che vede riconfermata la giustezza del nostro modello aziendale. In questo scorcio di fine anno, in attesa degli ultimi passi burocratici che ci permetteranno di mettere a disposizione dei nostri marittimi una nuova area antincendio e una dedicata al salvataggio, stiamo ancora affrontando gli effetti dovuti al rallentamento delle attività imposte dalle misure per il contenimento dell’emergenza sanitaria. Sommati alla scadenza del primo ciclo di certificazione STCW ci hanno costretto ad un surplus di impegno che stiamo affrontando nell’unico modo che conosciamo: professionalità e capacità di vedere lungo.