Il Capitano Rosario Trapanese ha partecipato come relatore alla VI Edizione del Convegno sul lavoro marittimo “Vivere di Mare” svoltosi a Procida. Nel corso dell’appuntamento si è discusso delle principali tematiche relative al settore e alle sfide che nel prossimo futuro il cluster sarà chiamato ad affrontare. Tra le questioni emerse anche la “crisi di vocazione” che vede sempre meno giovani attratti dalla carriera marittima.
Nel corso del suo intervento il Direttore Generale Operativo di IMAT, ha rivelato la tendenza in atto, da parte di molte realtà armatoriali estere, a scegliere Comandanti formati in Italia, attraverso condizioni di lavoro più attrattive. Al fine di preservare la competitività degli equipaggi nazionali e favorire la fidelizzazione con le compagnie operanti nella penisola il Capitano Trapanese ha sottolineato la necessità, da parte dei soggetti preposti alla formazione del personale, di «rispondere alle esigenze reali degli armatori, fornire servizi di alta qualità, stimolare l’interdipendenza tra i soggetti della filiera».
Una delle chiavi di volta nel perseguimento di questo obiettivo sarà la capacità di affrontare i processi di innovazione tecnologica che già oggi stanno cambiando profondamente la struttura delle maggior parte delle navi in costruzione.
«Ci troviamo di fronte ad un panorama estremamente complesso, in continua evoluzione e caratterizzato dall’incertezza sulle strade da seguire. Non esiste una soluzione univoca. La possibilità di diverse opzioni, che saranno determinate anche dalla capacità dei porti di adeguarsi sotto l’aspetto infrastrutturale, si sta traducendo comunque nella richiesta da parte degli armatori, sia nazionali sia internazionali, di avere marittimi pronti ad affrontare il mutamento delle condizioni operative a bordo».
IMAT sta già rispondendo a questa esigenza e ha rilanciato la sfida attraverso un piano di adeguamento dell’offerta formativa che si tradurrà in una vera e propria rivoluzione nelle modalità didattiche. Al cuore del cambio di paradigma la scelta di «sviluppare le competenze dei marittimi attraverso esperienze il più possibile reali, mettendo a loro disposizione i comandi, le apparecchiature e i sistemi tecnologici presenti e futuri che troveranno a bordo delle navi».
«Per preservare il lavoro marittimo, creare nuovi sbocchi, sostenere le esigenze dell’industria marittima ci stiano attrezzando per coprire tutta la gamma delle possibilità tecnologiche: GNL, bio-carburanti, metanolo, ammonia, idrogeno. Con uno sforzo di concentrazione di impianti e competenze che ci pone all’avanguardia a livello europeo».
Nel perseguire questo piano in cui le attrezzature reali sono impiegate per la simulazione di scenari di addestramento, IMAT è attualmente impegnata nell’installazione di impianti macchina per una potenza totale di 18 MW di potenza. Una sala macchina di ultima generazione sarà messa a disposizione dei corsisti con un motore dual fuel da 250 tonnellate cui se ne aggiunge un’altra ibrida con 6MW di batterie, con tutti gli impianti collegati. A completare la dotazione di un bridge a grandezza reale da 37 metri e 100 tonnellate di peso, ospitato in una sala da mille metri quadrati, e la realizzazione con l’impiego dell’intelligenza artificiale di sale macchine in 3d per esperienza immersive mediate dall’interazione continua con gli istruttori del centro.
«È il primo progetto del genere che si realizzerà in Europa. L’obiettivo è quello di sostenere la competitività dell’industria marittima a partire da una risposta allineata, quando non in anticipo, alle trasformazioni tecnologiche di questo settore. Diversificare le competenze dei futuri lavoratori del mare è la strada per garantirne la loro competitività e attrattività sul mercato» conclude Trapanese.