Nel 2008 nel programmare il suo futuro pensava ad un lavoro che non la allontanasse troppo da Pescara, escludendo categoricamente di trasferirsi all’estero. Ma il mare, se te lo porti dentro per tradizione familiare, ti prende e ti porta via. E così, Giovanna Giovanditti ha completato il suo primo giro del mondo in navigazione ad appena 24 anni, conoscendo persone e raggiungendo luoghi del globo che non avrebbe mai immaginato. Ne è stata cambiata nel profondo e assicura: «Rifarei tutto, senza cambiare una virgola». L’attuale Italian and Foreign Flags Accreditation manager di IMAT vanta una carriera piena e stimolante. Figlia di un incursore paracadutista del Comsumbim, «grazie a lui ho imparato fin da piccola cosa fosse una lancia di salvataggio», si laurea in Economia con una tesi in collaborazione con l’Ufficio Storico della Marina Militare sul rapporto tra Regia Marina e porto di Brindisi. Poi, un master in diritto dell’economia del mare, frequentando l’Accademia Araba dei Trasporti Marittimi di Alessandria d’Egitto, con un elaborato sul traffico crocieristico adriatico, con riferimento al ruolo della natia Pescara. «Partendo dal ruolo di “port agent” ho vissuto una delle esperienze più belle della mia vita. Ho attraversato l’epoca d’oro delle crociere. Il periodo della crescita esponenziale del mercato che ha coinciso con la nomina a Commissario, figura caratterizzata da un’operatività particolarmente sfidante, considerando il continuo rapporto con varie istituzioni».
Come arriva a IMAT?
Concluso l’incarico a bordo comincio un master in Human Resource per conseguire il titolo di Chair Manager Director. Nel frattempo comincio a lavorare a Roma presso il British Council come Exam Coordinator, esperienza che mi permettere di familiarizzare con il mondo della formazione e, in particolare, con i meccanismi di delivery dei certificati. L’approdo ad IMAT arriva nel 2019, dopo un corso di aggiornamento seguito presso il Centro.
Oggi è al centro del processo di internazionalizzazione dell’Academy…
All’inizio fui selezionata dal Capt. Lo Pinto come assistente alle procedure di qualità. Di fatto iniziai a tradurre tutto in inglese e quella mansione si è rivelata utilissima successivamente. Il percorso, si tratti di accreditamenti di bandiera o di formazione vera e propria, è stato e continua ad essere stimolante. Ogni giorno rappresenta una sfida per le mie capacità e un passo avanti per IMAT verso l’apertura nei confronti del mercato internazionale. Una strada che stiamo perseguendo con grande impegno e determinazione anche grazie alla nostra piattaforma online, strumento innovativo che permette a sempre più marittimi di bandiere come Malta e Bahamas di poter seguire i nostri corsi.
Cosa serve per confrontarsi con il mercato estero in modo vincente?
Investire nei corsi specifici richiesti dalle compagnie è il primo passo. L’obiettivo sul lungo termine è accreditarsi con nuove bandiere per uniformare l’insegnamento alle esigenze globali. Allo stesso tempo è necessario misurarsi con attenzione con i diversi contesti legislativi, essere in grado di interpretarli anche dal punto di vista sociologico. I desiderata dei vari interlocutori possono variare, ogni paese, nonostante tutto, tende a mantenere determinate peculiarità. Sotto questo aspetto serve capacità confronto, elasticità per capire tutti i punti di vista e arrivare ad un obiettivo finale comune.
Come è cambiato il mondo della formazione nel corso di questi anni?
Rispetto all’inizio di carriera ho registrato profondissimi mutamenti. Il livello di professionalità richiesto nel settore commerciale, ad esempio, si è progressivamente adeguato alle modalità già in uso presso la Marina Militare. Oggi le compagnie tendono a chiedere ufficiali laureati, trend che per Centri come il nostro rappresenta una grande sfida. Un elemento che dovrebbe maggiormente essere messo in evidenza è che il mercato del lavoro marittimo offre opportunità di lavoro tra le più varie. I corsi STCW aprono carriere a bordo delle navi anche per i mestieri tipicamente legati al turismo: in fondo le grandi unità crocieristiche sono enormi hotel che galleggiano. È un’esperienza che consiglierei a ogni giovane.
Qualche altro consiglio per i futuri marittimi?
Sospendere i propri pregiudizi, non aver paura dell’ignoto. Imbarcarsi significa essere circondato da persone con lingue, culture, usi differenti. E confrontarsi con l’altro significa cambiare, in meglio, la propria visione della vita. Per me, ad esempio, gli anni di navigazione hanno contribuito a superare la mia introversione, mi hanno permesso di stringere grandi amicizie che durano tuttora. Perché a bordo delle navi si diventa come fratelli. Il segreto, come nella vita, è mettersi in gioco.